Lo Sport entra nella Costituzione. Ma come lo praticano gli italiani?
La Repubblica riconosce il valore sociale dello sport, e si impegna nella sua promozione. Intanto diminuiscono gli italiani sedentari, ma non manca chi preferisce l’intrattenimento sportivo alla pratica
Il 2023 porta un cambiamento epocale nel mondo dello Sport, che finalmente entra a pieno diritto nella Costituzione Italiana, visto il suo “valore educativo, sociale, e di promozione del benessere psicofisico”, come cita ora l’articolo 33, dopo l’approvazione all’unanimità della modifica da parte della Camera dei Deputati. I commenti positivi e l’entusiasmo del mondo sportivo non sono mancati, da quello di Vittorio Bosio, presidente del Centro Sportivo italiano, a quello dell’atleta paralimpica Bebe Vio. L’impegno da parte delle istituzioni sarà dunque di promuovere con diversi mezzi la cultura dello sport a livello inclusivo e senza distinzioni, a partire dai più piccoli e dalle nuove generazioni.
Questa svolta nel riconoscimento del diritto allo sport, porta però a fare il punto sulla situazione della pratica sportiva in Italia, e su come i cittadini del Belpaese vivono lo sport, in tutte le sue forme, a livello agonistico, dilettantistico, individuale.
Ancora precedente è la riflessione sulla reale pratica di una qualche attività: quanti italiani fanno veramente sport e quanti, invece, lo vivono come una forma di intrattenimento, a partire dalla presenza allo stadio fino ad arrivare alle partite e agli eventi seguiti dal bar o in tv?
Secondo un recente studio dell’Istat pubblicato alla fine del 2022, è migliorata
la propensione all’attività fisica e sono diminuite le percentuali di sedentarietà degli italiani: il 66 per cento della popolazione, alla data della ricerca, ha dichiarato di praticare sport, mentre si è ridotto dal 37,5 al 33,7 per cento il campione dei sedentari. I più attivi risultano essere i giovani di età compresa tra i 15 e 24 anni mentre, considerando il totale degli intervistati, quasi la metà fa sport una o due volte a settimana, mentre il 34 per cento dedica all’attività sportiva anche dai due ai tre giorni su sette, a seconda della disponibilità di tempo libero.
Non manca, tra chi pratica gli sport, chi utilizza delle app dedicate: uno studio di Samsung rivela che negli ultimi anni coloro che si servono di strumenti per pianificare percorsi, tracciare attività, ascoltare musica durante l’attività sono aumentati del 44 per cento, e possiedono anche dispositivi idonei e versatili come smartwatch e wristband.
La tecnologia ha dunque i propri effetti nella pratica dello sport, ma sembra averne altrettanta in un’altra grande macrosfera associata al mondo sportivo: quello della fruizione, da semplici spettatori o tifosi, e dunque come forma di intrattenimento. Anche in questi casi i numeri parlano chiaro: per quanto siano aumentati coloro che si cimentano quotidianamente in qualche sport – a vari livelli – esiste anche – e le due cose non sono in antitesi – chi ama seguirlo dalla tv, con un particolare riferimento alle tv in chiaro ma anche a quelle on demand, che spesso offrono contenuti specifici e dirette da campionati importanti o competizioni internazionali, dal calcio alla Formula 1, dai Mondiali alle Olimpiadi.
Secondo una indagine di Nielsen, lo sport, insieme alle fiction, fa da traino alla richiesta di contenuti on demand, e l’aumento di questa tendenza è evidenziato da una crescita del 55 per cento in riferimento al 2022, e, nello specifico, del 25 per cento con i playoff della NFL, ma anche con tutti i campionati non altrimenti visibili in chiaro, dalla F1 al calcio nazionale e internazionale di serie A. Il live streaming in particolare sta incrementando il peso nella compravendita dei diritti sportivi rispetto alle tv generaliste, grazie anche alla diffusione degli smartphone e delle connessioni superveloci. Sembra che oltre la metà dei tifosi preferisca non seguire proprio una partita rispetto all’eventualità di vederla in modo non scorrevole.
La tecnologia mobile è anche alla base di un altro comparto dell’entertainment che deve molto allo sport: quello delle scommesse a distanza, in sorpasso per spesa su quelle nel canale fisico almeno da quattro anni a questa parte. Secondo Agimeg sui dati forniti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), nel 2022 l’incasso totale è stato di 1,4 miliardi di euro, divisi tra scommesse sui nuovi siti certificati da ADM e operatori storici del settore come SNAI e Sisal.
I palinsesti dei bookmaker includono non solo il calcio, ma una varietà di sport che include tennis, Formula 1, basket, volley, ciclismo, rugby, atletica.
La copertura è dunque abbastanza ampia, e va a intercettare un’utenza che spazia dagli scommettitori assidui ai semplici neofiti curiosi.
Molto più specializzato è invece il popolo dei videogamers che amano i titoli a tema sportivo, e questo si deve soprattutto a una delle grandi rivoluzioni ludiche degli ultimi tempi, gli Esports.
Grazie anche a piattaforme come Youtube e Twitch i videogame competitivi in forma di torneo da giocare in prima persona o seguire come spettatori hanno ottenuto negli ultimi anni un aumento esponenziale di utenti e appassionati, con titoli non sempre legati al mondo dello sport, anche se Dance Dance Revolution, Just Dance, Fifa e Gran Turismo sono tra le punte di diamante di questo genere di offerta.
Non mancano i videogiochi che hanno fatto la storia del mondo dell’entertainment online, rigorosamente a tema sportivo: tra i più celebri si ricordano NBA 2K22, Pong, Rocket League, NBA Jam, FIFA Street, Madden e Wii Sports, che ancora attraggono gli amanti dello sport… da divano.